Le pagine che non ho scritto – L'asino e il maiale

17 Febbraio 2021

Questo è proprio il genere di raccontini brevi che il nonno Silvestro inizia quasi all’improvviso, gli basta uno spunto qualunque, un piccolo accenno ed ecco iniziare una nuova storia. Non sorprendetevi se forse l’avrete già sentita, in nonno non ha mai preteso di essere l’autore delle sue favole; lui ha solo una dote incredibile che consiste nel ricordare anche quelle ascoltate da bambino e, soprattutto, di raccontarle. È un narratore nato che sa come attrarre il suo pubblico.


C’erano un asino e un maiale che condividevano la stessa stalla. Certo ci saranno stati anche altri animali come polli, galline, cani e conigli nella piccola fattoria, ma loro non ci interessano.
Il maiale era un tipo piuttosto arrogante.
Con la sua aria di superiorità salutava ogni mattina l’asino che mestamente si avviava alle sue incombenze. Poteva trattarsi di qualsiasi cosa: un trasporto d’acqua o di semenze, l’aratura di un piccolo appezzamento o semplicemente il trasporto del padrone, magari verso un vicino villaggio.
Ma il punto era un altro, almeno per il maiale.
Evidentemente mentre l’asino era costretto ad uscire (con qualsiasi tempo) dal comodo riparo per avviarsi verso lavori spesso gravosi, lui poteva rimanere comodamente al calduccio, dormendo magari fino a tardi per poi mangiare a sazietà tutto il ben di Dio che gli portavano.

E per l’asino un po’ di paglia e qualche carrube.

Certamente la propria vita, agli occhi del maiale, appariva estremamente vantaggiosa rispetto a quella del “lavoratore”.
Per questo insisteva a rimarcarlo ad ogni occasione.
“Stai già uscendo? Ma è presto… e poi piove! Io resto ancora qui al caduccio per un po’. Buona giornata.”
L’asino incassava e usciva sotto la pioggia.
“Come è andata? Oggi ha fatto caldo, c’era un sole terribile! Pensa che io ho dovuto spostarmi all’ombra, mangiucchiando qualcosina ogni tanto…”
L’asino, sfiancato dal duro lavoro svolto sotto un sole cocente, incassava e si accasciava esausto sul suo letto di paglia.
“Cosa mangi di buono oggi? Sempre paglia? Io vario spesso la dieta… Si sa, i maiali sono onnivori. Ecco perché il padrone mi porta sempre tante cose buone e sempre diverse…”
L’asino incassava e mordicchiava un pochino di carrube stantio.

Finché un giorno l’asino non ne potè più e sbottò: “Sai una cosa? Più ti guardo e meno assomigli al maiale che c’era l’anno scorso. E nemmeno a quello dell’anno prima. O a quello dell’anno prima ancora, se per questo…”

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